Lo scorso 15 luglio, in video conferenza, i funzionari del ministero hanno spiegato, ai rappresentanti delle associazioni, le modalità e le procedure per far giungere le risorse economiche (497 milioni) alle imprese di autotrasporto sotto forma di credito d’imposta. Nulla da approvare e nulla da condividere: solo ascolto e diverse domande per comprendere meglio le intenzioni dell’amministrazione.

I funzionari del ministero, nonostante la loro buona volontà, non hanno potuto rasserenare le tensioni che si sono accumulate con l’inaccettabile ritardo accumulato (siamo oltre 120 giorni) e con l’assenza di certezze derivanti sia dalla logica del CLIC DAY (chi ultimo arriva rischia di trovare la cassa vuota) sia dal tetto dei 400 mila euro, in quanto, per le cifre superiori, non è stata ancora inoltrata l’istanza a Bruxelles. Insomma, detta fra noi, che abbiamo sperato in un risultato positivo immediato e finanziariamente salutare, ci troviamo di fronte ad un grande pasticcio. Probabilmente è frutto di una certa superficialità politica e forse anche di errori tecnici sulla scelta dello strumento “credito d’imposta”, ovvero sulle tecniche di comunicazioni comunitarie. Fatto sta che il conto, che in questo caso si traduce con le macchie sui DURC di tantissime aziende, lo pagano sempre e solo gli imprenditori.

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