Siamo alle solite. Dopo gli incentivi erogati negli scorsi anni, come ad esempio 240 milioni nel triennio 2007-2009 per il treno-tir, si torna ad erogare incentivi ferrobonus con la logica del mero rimborso e non della creazione di strutture o funzionalità a carattere permanente.

In questo caso però la trovata, “geniale”, secondo il Ministero, è quella di incentivare il treno merci anche per le brevi tracce, sembra a partire da un minimo di 100 km, praticamente treni navetta che già oggi svolgono servizi remunerati dal mercato.

In sostanza si tratta di 60 milioni di euro giustificati quali “incentivo per il potenziamento della catena logistica collegata all’utilizzo della ferrovia” da erogare alle imprese committenti dei servizi ferroviari ed agli operatori multimodali ferroviari.

Sembra che alle imprese ferroviarie vada un rimborso di 2,5 euro/km che dovrà dividere con il committente, produttore o commerciante, che si avvale di tali servizi, anziché usare il tutto-strada.

Insomma un pò di soldi a pioggia che non guastano mai nel nostro Paese salvo poi, quando sarà terminata la provvista e le risorse finanziarie, arrivare alla conclusioni di sempre: la richiesta da parte di questi operatori e committenti del rifinanziamento. Storia vecchia.

Tutto bene se non ci fossero importanti imprese di autotrasporto che, nel frattempo, rischiano di perdere traffico e lavoro grazie ad una contraddizione fra quanto sostiene l’Unione Europea, per la quale il traffico ferroviario si alimenta su tratte minime da 300 km e quanto sembra intenzionato a fare il ministero italiano che prevede, almeno fin quando ci saranno risorse economiche disponibili, di incentivare le tratte a partire dai 100 km.

Ma, a parte la distorsione del mercato che si ingenera, la domanda che ci poniamo è la seguente: perché si insiste sull’erogazione a pioggia di contributi più in conto esercizio piuttosto che in investimenti strutturali e funzionali ? A chi conviene?

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