In questi giorni si è molto discusso sull’opportunità o meno di intervenire sui tempi di guida dei conducenti, come peraltro hanno già fatto molti Paesi comunitari, sfruttando l’art. 14 del Reg. 561/06, con il quale hanno acquisito un piccolo vantaggio competitivo nei confronti delle imprese italiane, o almeno nei confronti di quelle che proseguono la loro attività.
A questo proposito vorrei fornire un mio parere a parziale chiarezza rispetto ai rappresentanti delle imprese, compreso il sottoscritto, che hanno proposto misure straordinarie sui tempi di guida, e le organizzazioni sindacali dei conducenti che hanno dichiarato di non accettare, neanche temporalmente, alcun tipo di modifica.
Credo che la formulazione delle due posizioni contrastanti non abbia tenuto conto dei principi che sono alla base della richiesta avanzata dalle associazioni (ancorché questa, forse erroneamente, sia stata presentata al Ministro in modo dettagliato). E cioè, in considerazione delle lunghe attese ai centri di carico/scarico, dei disagi derivanti dalle chiusure delle aree di servizio, dalla possibilità di operare con un ridottissimo tasso di stress da traffico e delle opportunità di favorire i rientri in sede, si riteneva utile introdurre elementi di flessibilità sui tempi di guida e di riposo, a carattere facoltativo, o nell’ambito di un orario determinato o determinabile oppure, in alternativa, con l’uso delle deroghe individuali di cui all’art. 12 del Regolamento 561 CE. Tutto ciò affinché si evitassero sanzioni che, in questo periodo, pesano molto più che in altre circostanze.
Maurizio Longo