Nei Pacchetti Mobilità, approvati dal Parlamento Europea alla fine della precedente legislatura, il tema del cabotaggio stradale ha assunto la connotazione di un vero e proprio scontro frontale fra i Paesi dell’Occidente, fra i quali l’Italia, e quelli dell’Est (Bulgaria, Romania, Polonia, Ungheria, Lettonia e Lituania). Il motivo del contendere è stabilito in una norma di modifica sul cabotaggio stradale la quale prevede che un vettore comunitario nel caso in cui effettui attività di trasporto aventi origini e destinazioni in altro Paese comunitario, al termine del periodo e dei viaggi consentiti nel medesimo Paese, il veicolo industriale utilizzato deve osservare un periodo di raffreddamento di 60 ore da trascorrere nel Paese di stabilimento dell’impresa.

Questa disposizione, secondo i Paesi dell’Est, riduce la competitività delle loro imprese ed è contraria al libero mercato. Noi aggiungiamo che i loro vettori stradali devono ringraziare l’Unione Europea ed i Paesi (come l’Italia) distratti se non assenti, se ancora oggi le loro imprese prosperano, perché, a nostro giudizio, il cabotaggio stradale deve essere se non eliminato quanto meno contingentato.

Auspichiamo che la riapertura dei lavori da parte delle istituzioni comunitarie sui dossier relativi ai Pacchetti Mobilità non solo non modifichi la disposizione in corso di approvazione finale ma pensi piuttosto ad introdurre elementi normativi ancor più restringenti.

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