Sono oltre un migliaio le imprese di autotrasporto coinvolte nel disastro del Gruppo Artoni; gruppo che, prima di naufragare, a causa di sempre più evidenti difficoltà finanziarie e in virtù di accordi capestro, ha accumulato debiti spropositati nei confronti delle imprese di autotrasporto mettendo oggi a rischio la loro sopravvivenza; se queste aziende non verranno remunerate subito, il rischio è quello di una reazione a catena di fallimenti.

Un tracollo all’italiana in cui vi sono sintetizzati tutti gli ingredienti di mala gestione ma anche di assenza di controlli. Il gruppo Artoni che, in aggiunta al danno operativo, sta subendo anche le conseguenze di trattative che l’hanno privato del suo parco clienti, ha operativamente realizzato il peggio: inosservanza delle disposizioni inerenti i tempi di pagamento; piani di ristrutturazione più teorici che pratici; estremo tentativo di salvataggio con un partenariato che sembra ormai destinato a finire in carte bollate nei tribunali.

Ma una prima certezza purtroppo esiste già:  probabilmente non si saprà mai chi, come e quando, ma soprattutto se, saranno pagate le prestazioni di lavoro delle imprese di autotrasporto che si sono indebitate con le banche anticipando stipendi, carburante e costi di gestione.

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