“Là dove lo Stato finisce, comincia l’Uomo” recitava un importante filosofo, testimoniando il fatto che l’Uomo “non è superfluo”, come lo Stato. Quando poi gli uomini, aggiungo io, assumono la responsabilità di rappresentare imprenditori e interessi, dovrebbero disporre di credibilità e attributi, sufficienti a garantire un’azione determinata o comunque proporzionale alle difficoltà ed alle esigenze dei rappresentati.

Nel mese di marzo alcune associazioni dell’autotrasporto avevano minacciato una giornata di protesta in tutta Italia. In realtà le manifestazioni svolte si sono contate sulle dita di una mano.

Teniamo tuttavia in buon conto che abbiano lanciato un messaggio, e incalzato il Governo; messaggio poi ribadito con una minaccia del fermo nazionale dell’autotrasporto sebbene con “data da definirsi”.

Un atteggiamento adeguato, forte e determinato. Si direbbe un “hard sell”, vendere duro.

Ma, dopo un mese e mezzo dalla protesta un incontro con il Governo ha segnato un cambio di rotta: al termine della riunione l’atteggiamento dei rappresentanti dell’autotrasporto è diventato “soft sale”, vendita soffice. Alcuni non hanno neppure commentato l’esito dell’incontro. E quindi la grande vittoria del silenzio, e dell’attesa per risultati, un rituale sindacale che si consuma da anni.

I rappresentanti istituzionali hanno promesso di impegnarsi sulle solite cose: la conferma delle risorse economiche, la verifica sulle nuove (e pesanti) procedure delle revisioni, la verifica sui tempi di pagamento e tanto altro ancora, quanto basta per raggiungere il limite dell’acquiescenza totale.

L’uomo rappresentante ritiene evidentemente di aver fatto il proprio dovere, mentre l’uomo imprenditore, rappresentato, resta appeso al filo dell’agonia finanziaria e dell’arte quotidiana, finché dura, di arrangiarsi.

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