Eliminare o ridurre l’ammontare dei rimborsi delle accise, senza aver svolto una valutazione preventiva complessiva e senza aver definito e pianificato con grande concretezza strumenti alternativi, può produrre solo due risultati, entrambi disastrosi: da un lato, il rischio di default a catena di aziende dell’autotrasporto; dall’altro una reazione difficilmente controllabile da parte della categoria.
L’eliminazione dei rimborsi delle accise, ai veicoli industriali con motorizzazione Euro 3 già nel 2020 (fra meno di 60 giorni), e gli Euro 4 nel 2021, significa dequalificare e porre forzosamente fuori mercato il 30% del parco veicolare circolante sulle strade e autostrade italiane; significa, di conseguenza, determinare la chiusura d’ufficio di almeno il 10% delle imprese attualmente in esercizio, private anche della banale possibilità di pianificare nel tempo gli investimenti necessari per sostituire i veicoli. L’operazione, così come è stata prospettata dal Governo, peserà notevolmente sui valori dei mezzi usati (per gli Euro 5 e 6) che rischiano, in una situazione di emergenza, di aumentare in modo esponenziale.
Inoltre la modifica unilaterale di alcuni criteri contabili per la determinazione del rimborso, senza una dovuta consultazione, suona come un’ulteriore imposizione ad una categoria già abbastanza vessata dallo Stato. Imposizione che non potrà in alcun caso essere tollerata.